“Rivisitazione della colonna infinita di Brancusi con ritorno alla forma primitiva dove si è voluto intervenire su di essa” (Dichiarazione di poetica dell’artista) La colonna di figure umane dalle teste luccicanti e sovrapposte sulle spalle una sull’altra, richiama in modo esplicito, anche attraverso il titolo, l’arte scultorea di Brancusi, in particolare La colonna infinita (1918, 1926, 1937) simbolo dello slancio verso l’infinito, della tensione verso la perfezione e l’assoluto. Il significato della colonna di Brancusi è il sacrificio infinito dei soldati rumeni ma, con la consueta arma dell’ironia, l’artista padovano contrappone all’idea di eternità propria all’entità perfetta, immutabile e inalterabile, un’umanità effimera e seriale, ondeggiante infatti al vento, che crea la sua elevazione per mezzo di una scala di individuo su individuo, probabile allusione allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo nella civiltà capitalistica e industrializzata. L’universalità concettuale diviene ludica o circense proiezione verso l’ignoto con cui l’uomo oggi è messo in comunicazione e in cui affonda.